CONTRO UNA LEGGE DI BILANCIO SOCIALMENTE INIQUA, CHE PENALIZZA LAVORATORI E PENSIONATI E ALIMENTA LAVORO POVERO E PRECARIO, CHE PREMIA GLI EVASORI E COSTRUISCE UN FISCO INGIUSTO.

COSA CHIEDIAMO:

  • di aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro per recuperare almeno una mensilità, e introducendo un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni all’inflazione (così detto recupero del drenaggio fiscale);
  • di conferire tutele a tutte le forme di lavoro, assegnando ai CCNL un valore generale, sancendo così anche un salario minimo e diritti normativi universali;
  • di eliminare le forme di lavoro precario per un unico contratto di inserimento al lavoro con contenuto formativo;
  • una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività;
  • la tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà;
  • la rivalutazione delle pensioni;
  • risorse per il diritto all’istruzione, per la sanità che ha affrontato e sta affrontando gli effetti drammatici della pandemia;
  • di cancellare la Legge Fornero e introdurre: l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere”, il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento delle differenze di genere, l’uscita con 41 anni di contributi.

IL GOVERNO INVECE:

  • proprio mentre l’inflazione sta mangiando il potere d’acquisto di retribuzioni e pensioni, premia gli evasori e, con la flat tax fino a 85.000 euro per il lavoro autonomo, rende ancora più ingiusto il sistema fiscale, sempre più scaricato sul lavoro dipendente, che a parità di reddito paga il triplo;
  • trasforma le tasse sugli extraprofitti frutto della speculazione sul caro energia in “contributo di solidarietà straordinario” e cambia platea e metodo di calcolo, riducendo gli 11 mld, attesi dalla tassazione di Draghi, a 2,6 mld;
  • aumenta la precarietà di giovani, donne, nel Mezzogiorno, allargando l’utilizzo dei voucher, che considerano il lavoro merce, senza diritti e senza tutele;
  • taglia le risorse a sanità e scuola, che pagano pesantemente il prezzo dell’inflazione;
  • colpevolizza e colpisce i più poveri, andando verso l’abolizione del reddito di cittadinanza;
  • non stanzia adeguate risorse per i rinnovi contrattuali pubblici e per il trasporto pubblico;
  • cambia il meccanismo di adeguamento delle pensioni all’inflazione e rende ancora più penalizzante e discriminante l’opzione donna; si peggiora la situazione attuale con quota 103 che prevede i due requisiti: 62 anni di età e 41 di contributi.

MANIFESTIAMO! CI RITROVIAMO A:

BOLOGNA
PIAZZA LUCIO DALLA – ORE 10:00

Interverranno:
Coordina MIRELLA COLLINA Segr. Gen. CDL Imola
Apertura GIULIANO ZIGNANI Segr. Gen. UIL Emilia Romagna
Delegati e Delegate
Chiusura MAURIZIO LUNGHI Segr. Gen. CDLM Bologna


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